Un’idea per il futuro: il poster narrativo in terapia intensiva – di Sergio Calzari

Sergio Calzari, classe 1979, è infermiere di terapia intensiva presso il Cardiocentro Ticino di Lugano, dove da qualche anno è stato istituito un gruppo per l’umanizzazione delle cure. Da ormai due anni e mezzo hanno implementato il diario paziente ed il “poster narrativo” (o get to know me board) di cui ci racconta oggi il funzionamento e lo scopo.


Persone colpite da un grave malattia, tale da necessitare un ricovero in una terapia intensiva, si ritrovano, per definizione, in una condizione di fragilità: fragilità di organi e di apparati. La persona viene quindi catapultata in un “mondo parallelo”, quello della terapia intensiva, fatto di cavi, monitoraggi, suoni di allarmi. Un mondo molto spesso fatto di “nudità” (o quasi nudità) che permette anche ad un occhio eventualmente distratto, di accorgersi della condizione di fragilità e di estrema vulnerabilità cui la persona si ritrova. 

Proviamo ora a pensare di essere i curanti di quella persona. Di arrivare al mattino e di ritrovare un corpo semi nudo in un letto, con un tubo che esce dalla bocca e con molti altri cavi e fili. Un corpo che non risponde, non esegue quanto richiesto, non interagisce con noi; magari con i muscoli paralizzati da un curaro. Immaginiamo di dover “gestire” le funzioni vitali di quel corpo, di doverlo lavare, sistemare, muovere, spostare…

Il rischio di queste situazioni, per noi curanti, è di non riuscire più a vedere oltre quel corpo. Rischiamo di annichilire la fragilità umana equiparandola alla fragilità di organi e apparati. 

E le varie fragilità di organi e apparati hanno vari nomi; si chiamano insufficienza respiratoria, epatica, cardiaca, carcinoma del colon, aneurisma dell’aorta… E così il sig. Mauro diventa l’insufficienza respiratoria al letto 1, oppure il covid al letto 5 o l’infarto anteriore del letto 2.

Nel mondo anglosassone hanno compreso che con pochi strumenti, semplici, facili da usare e che non richiedono risorse aggiuntive, è possibile umanizzare le cure nei reparti di terapia intensiva consentendo ai curanti di rimettere la persona al centro della cura e permettendo di restituire il nome proprio di persona a quei corpi immobili e così dipendenti da tutto. Mi chiedo come mai in Italia le terapie intensive siano ancora così poco accessibili e si dia, alle volte, così poca importanza ai vari aspetti di umanizzazione delle cure.

Uno degli strumenti molto utilizzati nei paesi anglosassoni e, neanche a dirlo, così poco usato nelle terapie intensive italiane è quello che in inglese chiamano “get to know me board” o il poster “all about me”. 

Non avendo trovato una traduzione in lingua italiana, all’Istituto Cardiocentro Ticino lo abbiamo battezzato “poster narrativo”, considerandolo a tutti gli effetti uno strumento di medicina narrativa.

Si tratta di un semplicissimo poster che viene proposto e compilato dai familiari della persona ricoverata e che contiene informazioni riguardo la vita della persona stessa. Vengono annotate informazioni quali l’attività lavorativa, gli hobbies, gli interessi personali (letture, film, sport preferiti, ecc. Il poster viene poi appeso al posto letto. In questo modo i curanti che si alternano possono conoscere qualcosa della persona. 

Ecco che “l’insufficienza respiratoria” del letto 3, paziente sedato e curarizzato, torna ad essere il sig. Mauro, impiegato di banca, appassionato di calcio e che ama passeggiare in montagna; ha due figli e possiede un pastore tedesco di nome Arturo che lo accompagna ovunque. 

Superata la fase acuta i curanti possono poi personalizzare l’assistenza al sig. Mauro, che rifiuta il cibo, proponendo gelati alla vaniglia e facendogli ascoltare la sua musica preferita. 

Nei momenti in cui il sig. Mauro è delirante e con coscienza alterata gli viene chiesto di raccontare di Arturo, il cane pastore tedesco e dei due figli che lo attendono a casa. 

Il portale postintensiva.it ha creato una versione del poster narrativo che viene messo a disposizione gratuitamente per quanti volessero implementare (o inizialmente solo provare ad usare) questo semplice strumento nel proprio reparto di rianimazione. La versione proposta è già pronta per essere stampata (possibilmente in formato a A3). 

Restiamo fiduciosi che i vari strumenti di umanizzazione della terapia intensiva possano essere sempre piu’ diffusi ed utilizzati nelle terapie intensive italiane.

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