OBIETTIVO (E METODI)
Il mio liceo classico, le mie esperienze personali e familiari, la laurea in Medicina, gli esami di
psicologia complementari all’Università, la specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva e un
corso biennale di bioetica medica post-laurea sono la conseguenza, penso, della mia curiosità di
comprendere quell’evento misterioso, magico, di infinita Bellezza che si chiama vita.
Durante la mia attività come medico ho cominciato a raccogliere appunti e storie dei pazienti che ho
incontrato. Sicuramente sono stato condizionato dai miei studi. Le storie scritte le ho depositate nei
cassetti (ci sono rimaste per quasi 20 anni!) ma mi hanno posto delle domande e mi hanno convinto
sempre di più che “La Salute non è solo assenza di malattia, ma benessere fisico, mentale, socio-relazionale fino a spirituale” (Definizione OMS della Salute).
Per avere conferma di tutto ciò ho fatto un master a Milano concluso qualche mese fa di Medicina
Narrativa applicata tenuto dalla dr.ssa Maria Giulia Marini e dalla dr.ssa Francesca Bracco come tutor
del mio Project work.
L’obiettivo che mi proponevo con questo project era quello di dimostrare che i concetti di salute,
malattia, non riguardano solo il corpo e le condizioni fisiche, ma anche e soprattutto le condizioni
culturali dell’essere umano che sembrano essere la sua caratteristica fondamentale.
Così ho ripreso le centinaia di storie/racconti dal cassetto cercando di vedere se le storie stesse, i
racconti ascoltati durante le visite, spesso a domicilio, fossero diagnostiche e terapeutiche oltre
ovviamente all’interesse suscitato dalla parte prettamente medica.
Le storie, comunque, lasciano una traccia aneddotica delle tante visite fatte.
EVIDENZE NARRATIVE: UN CASO
STORIA DI DONNA DI 98 ANNI CON REAZIONE ORTICARIOIDE
Una casa senza libri è come un corpo senza anima (Cicerone)
L’infermiera della casa di riposo mi chiama perché una paziente, di 98 anni, ha prurito e aggiunge
che è un problema ricorrente. “Ma fino ad ora non si è scoperto qual è la causa dell’orticaria?
Replico. La risposta è tanto lapidaria “no!”, quanto sufficiente per andare a scoprire l’arcano. Arrivo
subito nella casa di riposo che è accanto e l’infermiera mi accompagna dalla paziente. La donna è a
letto intenta a grattarsi e si lamenta: ”Il dolore bisogna provarlo per capire cos’è”. E’ anziana, ma
mi stupisce per la sua lucidità. “Ho novantotto anni e cosa si può fare? Bisogna andare avanti!”. Mi
racconta che ha questo prurito tutte le sere dopo mangiato e che forse è la reazione a qualche farmaco,
ma mi sconvolge che ce l’ha da quasi due anni e cioè da quando è entrata nella casa di riposo. Mi fa
pensare che può essere allergica a qualche situazione. Ma è altrettanto evidente che bisogna indagare
con esami del sangue e visita dermatologica. E mentre pensavo questo vedo un libro sul comodino
girato con il dorso in alto, foderato con una carta marrone chiaro. “Chi è che legge libri qui?”. Chiedo.
“Io, mi piace leggere!” “E cosa legge?” “Romanzi d’amore”. Vado con l’infermiera nel suo studio.
Leggo la cartella. Ha avuto un diabete da farmaci e adesso danno altri farmaci per sedare il prurito
dopo il ritorno dall’ospedale. “Nessuno indaga l’anima”. Mi viene da pensare. Lascio sul referto delle
indicazioni per il medico di famiglia. Andando via passo a salutare la signora che mi racconta di avere
sei figli che le vogliono bene. Lei ha lavorato in campagna. Tanto. “Li ho messi al mondo, certo che
dovevo lavorare. Avevo una mucca e delle capre”. Mi racconta brevemente dei suoi figli. E’ bello
ascoltarla. Poco prima l’infermiera mi aveva detto: ”Sono anni che lavoro qua, prima arrivavano
anziani con le loro gambe, adesso entrano giovani che sono sempre meno autonomi!” Passo a
salutarla due giorni dopo. La signora finge di non riconoscermi e di dormire, ma mentre ero per
andarmene per non disturbarla mi sento dire:” Grazie della sua carità. Si ricordi sempre che chi fa il
bene come lei, gli ritorna indietro!”. E mi manda un bacio. Queste sono le storie da raccontare. Mi ci
vedo, se dovessi arrivare a 98 anni, con il comodino pieno di libri e qualcuno aperto sopra. Tempo
dopo questa simpatica signora mi ha regalato un piccolo libro della sua autobiografia. E’morta pochi
giorni prima dei suoi 100 anni.
EVIDENZE NARRATIVE CONCLUSIVE:
Sia questa storia che le altre dieci storie del project work mi hanno confermato la correttezza della
mia impostazione psicosomatica e olistica della medicina.
Ciò che emergeva dai racconti era il chiaro vantaggio per i pazienti e per lo stesso medico dall’ascolto
non solo dei sintomi, ma dall’ascolto complessivo del contesto del paziente.
Quasi sempre i sintomi erano collegati a situazioni di disagio del paziente con se stesso o con le
persone delle sue relazioni. In maniera evidente o latente. Ed era proprio l’ascolto che slatentizzava
questa consapevolezza nel paziente e nel medico.
Ci sono evidenze scientifiche che l’ascolto e’ gia’ il 70% della diagnosi e terapia, ma già i greci
conoscevano bene questo concetto (conosci te stesso dell’oracolo di Delfi).
PROSSIMI PASSI (CHE FARNE…)
La mia capacità diagnostica è di molto aumentata grazie alla consapevolezza ricevuta quasi in dono
da queste storie. Gli stessi pazienti mi incoraggiavano a divulgare quello che saltava fuori nei
dialoghi.
Se è vero come dice Maslow (vedi Piramide) che bisogna prima occuparsi dei bisogni primari per
poter soddisfare i bisogni superiori, la consapevolezza può influenzare i bisogni primari e può fare la
differenza. Perciò fare attività fisica (che influenza anche la mente), alimentazione corretta, coltivare
la lettura e le arti in generale può dare salute e longevita’.
Quindi da un eccesso di medicalizzazione a una una accentuazione dell’umanesimo medico che la
medicina narrativa offre, con una possibile maggiore salute, felicita’ ed economia.
Da ciò la trasformazione di questo Project Work in una pubblicazione di 50 storie che si occupano
delle dieci principali patologie con lo scopo di rendere più consapevoli i cittadini-pazienti e quindi
più sani e longevi.
roccocicerello30@gmail.com