I libri che trattano di Scienze Umane per la Salute corrono il rischio di essere dei manuali teorici pedagogici, con poco riscontro alla pratica clinica, oppure dei voli pindarici tra arte e letteratura anche qui con scarsa applicabilità nella realtà. Questo accade in Italia come nelle pubblicazioni internazionali, e si percepisce subito dalle prime pagine se l’autore “conosce il sistema sanitario” perché l’ha seguito nel suo essere, nelle sue problematiche immense, al confine tra la salute e la malattia, tra la vita e la morte, tra la professione come missione o come insieme di atti tecnici.
Sulla terra in punta di piedi è il libro scritto da Sandro Spinsanti che non lascia saperi indietro, e non li separa in compartimenti stagni, ma che li tesse, passando con disinvoltura dall’Etica e Bioetica, alla Spiritualità nelle diverse accezioni storico geografiche, alla Letteratura, alla Pittura, alla Musica, alla Legge, alla Scienza con il suo metodo di Medicina Basata sulle Prove (Evidence Based Medicine) e a altre scienze e discipline che non ho menzionato. Lo stile è ironico e leggero trattando anche temi di delicatezza estrema, come le istruzioni per non fare una brutta morte o trovare l’eleganza nel morire, levare l’inganno del dono della sofferenza dato dalla malattia – lo chiama dolorismo compensatorio – indicando che forse dietro queste affermazioni c’è una personalità con rimarcato tratto di autopunizione, o del volontario talvolta impreparato e inutile, insomma una scrittura in punta di piedi che desidera mostrare la luna finalmente, mettendo da parte il dito che la indica.
Spinsanti va alla ricerca di una qualche verità che provo a esprimere dopo aver letto Tutto il libro: prima verità – le parti, i saperi si devono collegare con armonia, senza troppo moralismo e immedesimazione, con eleganza, appunto stando sulla terra in punto di piedi, in un tempo attuale di svolta narrativa che si svolge dopo la sanità paternalistica e dopo la sanità dogmatica dell’EBM: prova ne sono le tante Facoltà di Medicina che aprono gli studi universitari a percorsi complementari (purtroppo non sono ancora fondamentali) negli Stati Uniti, in Canada, in Europa e anche in Italia. I futuri medici e infermieri saranno meno figli assoluti di “Sackett e del Numero di Probabilità” a tutti i costi, qualunque esso sia, e più figli della cultura umanistica, unita senza esclusione alla competenza scientifica.
La seconda verità è il professor Sandro Spinsanti è un fautore della libertà della persona, con il grande spirito di autodeterminazione, libero di scegliere se vuole “credere” o “non credere”: la libertà da perseguire è anche quella “ di andare in giro elegantemente anche da malati” in questa società che ci massifica con una Salute e un Pensiero Stereotipato. Non è una libertà naif e ingenua, è invece quella che può sorgere solo dalla consapevolezza, e dunque dalla verità di come stanno le cose a proposito dello stato di salute e malattia. Ancora, questa libertà si riscontra proprio nello stile di scrittura dell’autore a cui non importa di finire un capitolo senza prima avere spaziato tra diversi autori, letterati, filosofi, scienziati, medici, teologi, con pensiero a volte opposto, lasciando il lettore con una pluralità di visioni e possibilità.
La terza verità è che la Spiritualità la si trova nei gesti di cura, assieme all’altro, curante, curato e paziente, nell’intersoggettività, nel rispetto delle decisioni dei pazienti e nell’opera creata dall’artista che è in ciascuno di noi. Una Spiritualità che si può far crescere attraverso la psicologia evolutiva, con le affascinanti teorie integrali della coscienza, come attraverso le tecniche di meditazione, tra cui la mindfulness, lo yoga, e l’ascolto della musica e la contemplazione davanti a un quadro.
Il che mi porta alla quarta verità, che è la tensione dell’autore a ricondurre le affermazioni, le parole, le questioni umane alla radice della storia, demistificando i termini odierni, comela mindfulness e riconducendola al VI secolo prima di Cristo, congiungendola alla genesi del Buddhismo.
In modo meraviglioso, Spinsanti spiega come i due dei Latini Ianus e Terminus ci possono illuminare per capire con quale spirito possiamo curare e vivere un passaggio dalla Salute alla Malattia. Il dio Terminus era protettore dei confini, e le pietre erano appunto poste come Termini di un territorio: secondo questa analogia, vi è dunque un salto, uno iato tra la Salute e la Malattia.
Il dio Ianus è il protettore delle porte, delle soglie aperte, sia che siano di questo mondo, o che aprano anche ad altri mondi (nel libro Spinsanti si sofferma anche sull’esperienze di premorte), dove non c’è più confine, scompare la pietra terminale tra la salute e la malattia, tra la vita e la morte. Sta dunque a noi scegliere con quale spirito- senza per questo esaltare il dono della sofferenza- affrontare una perdita di salute per andare incontro alla malattia. E forse questo è il modo per salvarsi e non solo per guarire.
Ci viene incontro la fisica quantistica che per analogia usa inconsapevolmente le due divinità nello stesso modo: Terminus, materia corpuscolare, Ianus,onda continua, senza interruzione. La bellezza dei Classici è che riuscivano a tenere a mente una cosa e anche l’opposto, senza perdere la coerenza: e così anche per la malattia ci saranno dei momenti in cui, a seconda di come osserviamo, vi sarà il corpo materico, corpuscolare, con le pietre di Termine a parlare, e altre volte vi sarà l’essere disincarnato, con movimento ondulatorio che attraversa le Porte ovunque esse siano a creare.
E la quinta verità è l’importanza del Silenzio che genera accoglienza, quiete, e vuoto: in un mondo condito da troppe parole, di cui pochissime efficaci, e molte anemiche e pericolose, come le stiamo vivendo con la e sullanostra pelle in questo primo anno dell’epoca del Covid, è il Silenzio il capolavoro da ricreare per sfrondare e ricentrarci in mezzo al Turbine continuo. Pare che Silenzio abbia un etimo latino, in parte legato all’ovvio tacere, ma forse ancora più antico, sanscrito, quel “SI” – ripetuto in tutte le lingue, lo ssscccc, che si pronuncia ai bimbi stanchi di pianto, per farli addormentare….
“sussurrano, Dormi, bisbigliano, Dormi!
là, voci di tenebra azzurra …
Mi sembrano canti di culla,
che fanno ch’io torni com’era …”
Il libro Sulla terra in punta di piedi è bellissimo.