Seguendo la definizione fornita da uno dei principali siti divulgativi, per Fad s’intende “la formazione a distanza, (…) l’insieme delle attività didattiche svolte all’interno di un progetto educativo che prevede la non compresenza di docenti e discenti nello stesso luogo”. Si tratta di una formula sempre più sfruttata e sempre più diffusa negli ambiti più disparati dell’apprendimento e della trasmissione di nozioni, che si muove di pari passo con l’incremento quotidiano di mezzi, possibilità e strumenti offerti dalle nuove tecnologie. Come ogni aspetto della vita però, anche quello della Fad convive con luci e ombre, pro e contro, che abbiamo cercato di riassumere e analizzare in questo articolo attraverso la voce degli esperti e delle ricerche più recenti.
Anche Fondazione ISTUD si è avvalsa di questa pratica metodologie di trasmissione di sapere in alcuni contesti, il più importante dei quali è senza dubbio il progetto Healthy. Si tratta di un progetto finanziato dal programma europeo Erasmus plus, svolto in collaborazione con partner europei. Healthy desidera fornire strumenti utili per sensibilizzare la popolazione circa un sano stile di vita. Il primo strumento creato è stato un “training kit” utile a professionisti e persone che desiderano modificare il loro stile di vita o accompagnare persone in questo percorso. In particolare il progetto è rivolto alle persone con obesità.
Ogni cosa, quando si parla di Fad, dipende in buona parte dal materiale che s’intende fornire, come ci ricorda un dettagliato approfondimento realizzato dall’UCIIM:
“L’efficacia di una azione didattica a distanza è legata in massima parte alla bontà dei materiali didattici che devono essere organizzati in un percorso testuale o multimediale. I materiali didattici strutturati non devono però essere intesi come la riproduzione in formato elettronico dei lucidi degli appunti del docente. Il processo che porta alla strutturazione dei materiali nasce da un preciso progetto didattico e dalla conoscenza delle potenzialità degli strumenti tecnologici impiegati nella FaD”.
Ecco alcuni dei punti qualificanti necessari per una buona riuscita nell’ambito della formazione a distanza:
– Motivare lo studente
– Specificare ciò che lo studente deve apprendere e in quali tempi.
– Sollecitare lo studente a richiamare e applicare conoscenze precedenti.
– Fornire documenti e informazioni tenendo conto delle potenzialità e delle caratteristiche degli strumenti a disposizione.
– Offrire supporto e feedback
– Controllare la comprensione.
– Garantire approfondimenti e stimoli agli studenti migliori e occasioni di recupero agli studenti in difficoltà.
Uno dei più efficaci metodi di valutazione di un metodo risiede nel confronto diretto, nella raccolta attiva di opinioni e suggerimenti al riguardo. Questo è proprio ciò che ha fatto il The Guardian in un suo utilissimo contributo, esponendo ai lettori alcuni pro e contro riguardanti il rapporto tra Fad e il sistema sanitario, espressi direttamente di professionisti.
Qualche esempio di pro:
“Uno dei principali vantaggi è la flessibilità che offre l’e-learning. Questo può aiutare a garantire che l’apprendimento sia più accessibile e non venga trascurato. Ci sono anche vantaggi quando si tratta di gestire la conformità e lo sviluppo professionale continuo, sia da un punto di vista individuale che organizzativo. Per l’organizzazione possono esserci anche benefici in termini di bilancio e di tempo”. – Colin McEwen, account manager, eCom Scotland
“L’e-learning può essere economico, efficiente in termini di tempo e un modo flessibile per accedere alla formazione. In un settore come quello della salute, dove le persone possono essere rapidamente allontanate, è qualcosa da cui si può uscire e tornare indietro – non si è chiusi in un’aula”. – Emily Newlands, responsabile dello sviluppo e del supporto, National Skills Academy for Health
Qualche esempio di contro:
“C’è una continua duplicazione delle risorse in tutto il settore, con istituzioni educative diverse che creano contenuti simili, con conseguente riduzione dell’utilizzo. C’è sicuramente bisogno di un meta-sito intelligente che accumuli tutte le risorse disponibili”. – Dr. Dirk Pilat, medical direttore per l’e-learning, Royal College of GPs
“L’e-learning ben pensato va bene per alcuni aspetti dell’educazione, in particolare per gli elementi teorici. Tuttavia, non credo che sia adatto ad aspetti che richiedano un approccio molto più sensibile e personalizzato, come ad esempio la cura della demenza”. – Beth Britton, attivista, consulente, scrittrice e blogger
Molti sono poi gli studi e gli articoli scientifici su questo attualissimo tema. In uno studio intitolato “Leveraging e-learning in medical education” è stato utilizzata un’analisi sistematica dei database di studi pubblicati nel campo dell’e-learning nella formazione pediatrica tra il 2003 e il 2013. La ricerca è stata condotta utilizzando banche dati educative e sanitarie. In totale, 72 articoli di riferimento sono risultati idonei all’analisi. La ricerca ha constatato che la maggior parte degli studi si è concentrata sull’efficacia e la soddisfazione dell’insegnamento mentre ci sono stati pochi studi sullo sviluppo dell’e-learning, sull’implementazione e sulla valutazione dei bisogni utilizzati per identificare i bisogni istituzionali e dei discenti.
Un ulteriore studio, intitolato “Impact of e-learning on nurses’ and student nurses knowledge, skills, and satisfaction: a systematic review and meta-analysis”, si è posto l’obiettivo di esaminare l’impatto dell’e-learning sulle conoscenze, le competenze e la soddisfazione degli infermieri e degli studenti infermieri in relazione all’e-learning. Sono stati identificati 11 trial randomizzati e controllati, per un totale di 2491 infermieri e studenti infermieri. In primo luogo, la dimensione dell’effetto casuale per quattro studi ha mostrato qualche miglioramento associato all’e-learning rispetto alle tecniche tradizionali sulla conoscenza. Tuttavia, la differenza non era statisticamente significativa. In secondo luogo, uno studio ha riportato un leggero impatto sull’e-learning sulle competenze, ma anche la differenza non è statisticamente significativa. In terzo luogo, non è stato possibile riportare risultati sulla soddisfazione degli infermieri o degli studenti infermieri in quanto non erano disponibili i dati statistici di tre possibili studi.
I risultati hanno concluso che non c’era alcuna differenza statistica tra i gruppi di e-learning e l’apprendimento tradizionale relativo alle conoscenze, alle competenze e alla soddisfazione degli infermieri o degli studenti infermieri. L’e-learning può tuttavia offrire un metodo di formazione alternativo.
Vi è poi un interessante articolo, intitolato “Interprofessional online learning for primary healthcare: findings from a scoping review”, il quale presenta i risultati di una ricerca che ha esplorato la natura dell’apprendimento online interprofessionale nella sanità primaria. La valutazione è stata basata sulle seguenti domande: Qual è la natura delle prove sulla formazione post-laurea online per le équipe interprofessionali della sanità primaria? Quali approcci di apprendimento e metodi di studio sono utilizzati in questo contesto? Qual è la gamma dei risultati riportati per gli studenti della sanità primaria, le loro organizzazioni e le cure che forniscono ai pazienti/clienti?
La maggior parte degli studi inclusi hanno riportato risultati associati alle reazioni dei partecipanti e ai cambiamenti positivi negli atteggiamenti/percezioni dei partecipanti e al miglioramento delle conoscenze/abilità come risultato dell’impegno in un corso e-learning. Al contrario, un minor numero di studi ha riportato cambiamenti nei comportamenti dei partecipanti, cambiamenti nella pratica organizzativa e miglioramenti per pazienti/clienti. In conclusione l’e-learning può migliorare l’esperienza formativa, sostenere lo sviluppo, ridurre i vincoli di tempo, superare i limiti geografici e può offrire una maggiore flessibilità. Tuttavia, può anche contribuire all’isolamento degli studenti e i suoi benefici possono essere annullati da problemi tecnici.
La formazione a distanza può essere usato inoltre come leva nei paesi in via di sviluppo. Molti sono i resoconti per esempio provenienti dal continente africano, come le narrazioni riportate da Donald Clark nel suo blog, come in questo estratto riguardante lo stretto rapporto tra alfabetizzazione, giovani e cellulari:
“Nel mio workshop su “Mobiles and literacy” stavo spingendo l’idea che i cellulari avessero prodotto una “rinascita della lettura e della scrittura” tra i giovani. Sarà, credo, il fattore più importante per aumentare l’alfabetizzazione sul pianeta. Perché? Ogni bambino è fortemente motivato ad imparare ad inviare SMS, post e messaggi sui cellulari. L’evidenza dimostra che diventano lettori e scrittori ossessivi attraverso i dispositivi mobili”.
Per quando concerne il mondo della Fad sono infine molti gli studi e le guide scaturite da questa peculiare realtà, utili per avere una visione ad ampio raggio sull’argomento, come ad esempio questo interessante opuscolo realizzato da USAID Assist Project.