ospitiamo un’interessante intervista realizzata assieme Viviana Melis, infermiera stomaterapista e partecipante alla V edizione del Master in Medina Narrativa Applicata.
Perché hai scelto un master in medicina narrativa?
Nella mia vita lavorativa e non solo, sono stata sempre definita un vulcano in continua eruzione in quanto sono sempre stata alla continua ricerca di trovare nuovi stimoli che potessero permettermi di migliorare ulteriormente il mio modo di agire nella professione e nel quotidiano. Quando ho deciso di intraprendere questo master è quasi avvenuto in maniera spontanea e naturale. Ho iniziato ad avvicinarmi alla medicina narrativa durante un percorso di formazione, ne sono rimasta particolarmente affascinata senza sapere che forse già facevo medicina narrativa. Ho deciso di fare questo tipo di percorso perché volevo approfondire, capire i fondamenti della medicina narrativa ma soprattutto come applicarla nel mio quotidiano per poter produrre dei risultati che possano migliorare la presa in carico della persona con stomia e non solo.
Ne avevi già sentito parlare? Cosa ti aspettavi di trovare?
Prima del master avevo sentito parlare di narrativa e malattia ma non ho mai approfondito, non mi sono mai interessata più di tanto. Nel mio quotidiano in ambulatorio, in reparto, al paziente viene chiesto di raccontare come vive la malattia, spesso ho invitato il paziente a scrivere la propria storia. Spesso ho pensato come poter condividere con gli altri, ciò che la persona racconta, ma soprattutto mi sono sempre chiesta come poter raccogliere le storie per poi condividerle con gli altri sanitari con la finalità di poter migliorare il quotidiano, da qui il mio master.
E cosa hai trovato? Che cosa hai scoperto attraverso la medicina narrativa?
Durante questo master ho avuto la possibilità di comprendere l’importanza della medicina narrativa e soprattutto ho capito e ho appreso come poterla applicare per poter produrre dei risultati. L’esperienza del master è stato molto proficua mi ha dato l’opportunità di conoscere nuove persone, i formatori con un’alta competenza e professionalità internazionale, avere la possibilità di confrontarsi con professionisti di altri paesi permette di amplificare gli orizzonti della cura e di chi cura. E che dire, i miei compagni con diverse competenze e differenti ambiti lavorativi ma con un obiettivo comune, ognuno ha contribuito a questa bella esperienza.
Com’è stato accolto il tuo project work dai pazienti, dai colleghi e dalla dirigenza sanitaria?
Nell’elaborazione del mio progetto work devo dire che è stato apprezzato soprattutto dai partecipanti che hanno contribuito attraverso le loro storie. Compresa l’importanza si sono sentiti nel vero senso della parola i veri protagonisti comprendendo l’importanza di partecipare con la finalità di poter produrre dei risultati che potessero migliorare il servizio assistenziale sanitario.
Conclusa l’esperienza del master, come stai applicando la medicina narrativa nella tua pratica quotidiana? Hai qualche progetto che stai tirando fuori dal cassetto?
Progetti futuri, tante idee. A breve prossimi corsi di formazione per altri colleghi che come me possono approfondire e si possono avvicinare alla medicina narrativa e comprenderne l’importanza, stimolarli per cercare nel proprio specifico piuttosto che in altri ambiti per cercare di applicare la medicina narrativa. In futuro ma non troppo lontano mi piacerebbe elaborare un progetto di ricerca che possa essere focalizzato sulla persona con il cancro del colon retto in quanto patologia fortemente complessa che può lasciare degli esiti particolarmente invalidanti e ancora oggi funge da spauracchio per la persona che si trova ad avere questo problema.