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Quando pensiamo alla misurazione dell’impatto sociale, la mente corre subito ai numeri: dati, percentuali, indicatori di successo. Ma cosa succede quando ai numeri affianchiamo le storie delle persone? Il risultato può essere sorprendente: la narrazione non solo arricchisce l’analisi, ma la trasforma, rendendo visibili le sfumature emotive e umane dietro ogni progetto.
Questa sorpresa è stata vissuta in prima persona dalla Prof.ssa Maria Giulia Marini e dalla Project Manager del CeVIS, Caterina Rosini, nel momento in cui hanno analizzato le tracce narrative raccolte dai membri della Community del CeVIS – Centro di Competenze per la Valutazione e Misurazione dell’Impatto. L’idea iniziale era semplice: somministrare delle tracce per raccogliere feedback sulla formazione. Ma ciò che è emerso ha ribaltato molte convinzioni iniziali:
- Il racconto come strumento di cambiamento – Se all’inizio la narrazione era vista come qualcosa di secondario, alla fine è stata riconosciuta come indispensabile per dare senso e contesto ai numeri.
Pensavo che narrare fosse….
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Narrare è….
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- I dati senza storie non bastano – La misurazione dell’impatto sociale non può essere solo una questione di metriche. Le storie hanno reso evidente che dietro ogni numero c’è una trasformazione, un’emozione, una nuova consapevolezza. Le nuvole di parole evidenziano oltre questo aspetto anche un forte ridimensionamento del ruolo dei numeri, che sono passati da essere il fulcro, la base ad essere un supporto, una parte, una base di partenza. Il ridimensionamento è reso visibile oltre che dalla scelta di parole anche dalla quantità di parole utilizzate per descrivere i numeri.
I numeri erano….
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I numeri sono….
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- Un cambio di prospettiva tangibile – Il 60% delle narrazioni raccolte mostrano un’evoluzione progressiva: chi era scettico ha iniziato a vedere il valore della narrazione, chi credeva solo nei numeri ha scoperto che i dati da soli raccontano solo una parte della realtà. Questo cambiamento è stato accompagnato da un’altalena emotiva significativa: l’analisi delle emozioni, condotta attraverso il Fiore di Plutchik, ha evidenziato un mix di gioia, fiducia e curiosità, ma anche momenti di scetticismo e ansia, legati alla sfida di integrare un nuovo approccio nel proprio contesto professionale.
Mi sentivo….
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Mi sento….
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L’elemento più affascinante? Il modo in cui i partecipanti stessi hanno ridefinito il loro approccio: da “pensavo che la narrazione fosse solo storytelling” a “ora vedo che le storie danno vita ai dati”. Un cambio di paradigma che suggerisce quanto sia fondamentale integrare l’elemento umano nella valutazione dell’impatto.
Forse il segreto per comprendere davvero il cambiamento sociale non sta solo nel misurarlo, ma nel saperlo raccontare.
Caterina Rosini – CEVIS, Centro per la Valutazione dell’Impatto Sociale, Cottino, Torino