Project work degli studenti del Master Scienziati in Azienda edizione 2017-2018, Eugenia Grazini, Filippo Alberto Abate e Carolina Spadaro.
Quello della digitalizzazione della Sanità è al giorno d’oggi un tema di particolare interesse nel settore Sanità. Nonostante le evidenze di effettivi benefici tangibili che la digitalizzazione sta apportando alla società e al settore medico sanitario siano numerose, lo scetticismo che ruota intorno nell’utilizzo delle nuove applicazioni digitali in un ambito così delicato e privato come è quello della salute è ancora particolarmente persistente.
Ciò risulta particolarmente vero nei confronti delle cosiddette Mobile Medical Apps (MMA), applicazioni software che rispondono alla definizione di “dispositivo medico” poichè trasformano una generica piattaforma di comunicazione mobile (smartphone, tablet) in un «dispositivo medico regolato». Le APP in commercio a livello globale possono essere classificate per funzionalità. Attualmente, sono circa 165 mila le APP dedicate al mondo della salute, e il numero è attualmente in crescita, forse anche a causa dell’aumento delle malattie croniche che necessitano di un supporto medico e di una relazione medico-paziente continuativi. Ciò ha favorito inoltre la responsabilizzazione del paziente nel suo percorso di cura e la relazione continuativa ha spesso dimostrato di implementare la fiducia del paziente nei confronti del proprio medico, ed evitando quel fenomeno denominato “drop out” ovvero l’abbandono delle cure.
In particolare, dal project work dal titolo “Osservatorio sulla diffusione e l’utilizzo di APP Mhealth nella Sanità” si evince come l’utilizzo delle piattaforme Digital sia una pratica ampiamente diffusa nel nostro territorio: in media il 77% degli utenti con accesso a internet, utilizza abitualmente questo mezzo per cercare notizie e informazioni che riguardano la loro salute. Nonostante ciò, nessuno sembra rinunciare a chiedere comunque il supporto di un esperto del settore per le decisioni in materia di salute, il 75% degli utenti dichiara infatti di chiedere chiarimenti e consigli su quanto letto online al proprio medico curante o medico specialista, mentre il restante 25% chiede chiarimento al proprio farmacista di fiducia. Ciò sembra sottolineare il ruolo ancora considerato fondamentale e insostituibile del medico, consolidando l’ipotesi che la tecnologia non possa in ogni caso competere e sostituire la persona esperta. La continuità nella relazione fra medico e paziente, anche oltre la visita medica, è uno dei temi affrontati nell’Osservatorio. I mezzi più comunemente utilizzati dai professionisti, secondo le statistiche riportate nell’Osservatorio, sono le chat per smartphone (come whatsapp), le email e il servizio di messaggistica istantanea (SMS).
Uno dei maggiori problemi emersi dal progetto riguarda gli Enti Pubblici, che spesso non sono al passo e non riescono a stare al passo con i cambiamenti tecnologici dai ritmi particolarmente frenetici che stiamo subendo al giorno d’oggi. I principali ostacoli che portano a tale ritardo – secondo quanto riportato nel progetto e presentato dagli studenti SIA – sono da ricercare nella carenza di personale con competenze trasversali anche sul fronte Digital, nell’impreparazione degli Enti Eroganti ma anche dai freni posti in essere dagli stessi Enti, che mal tollerano l’aggravio ulteriore di lavoro relativo ai controlli di qualità esterni del servizio Digital, e pertanto rinunziano definitivamente a proporli all’utenza, preferendo dunque i cosiddetti “vecchi metodi”.
Le obiezioni più frequenti al processo di digitalizzazione riguardano l’incompatibilità del mezzo online nei confronti della garanzia di privacy e di sicurezza dei dati dei pazienti. Il suggerimento proposto a questo problema è applicare i sistemi di sicurezza posti in essere già da diversi anni a questa parte dagli Istituti Bancari di tutto il mondo. Il mondo bancario, infatti, ha già subito con successo questo processo di digitalizzazione attraverso quello che viene chiamato “home banking” o “mobile banking”.
Dunque, un mondo ancora da scoprire e in evoluzione, quello della Digital Health, che di sicuro cambierà il nostro modo di vivere e assistere la persona ammalata, che dovrebbe essere al tempo stesso maggiormente presente, maggiormente regolamentato ma anche maggiormente conosciuto e diffuso, in modo che pregiudizi e false convinzioni possano lasciare il posto e il tempo a ciò che è veramente importante: prendersi cura della persona.
Filippo Alberto Abate
Eugenia Grazini
Carolina Spadaro