LA DIFFICOLTÀ DEGLI UOMINI A RACCONTARE LA PROPRIA SALUTE – INTERVISTA A ROBERTO BONIN

Vuole parlarci di lei, del suo lavoro e della sua formazione?

Ho studiato medicina e chirurgia ma a pochi esami dalla laurea ho abbandonato il percorso di studi. Ho incominciato a lavorare durante l’università e mi sono approcciato ai lavori più disparati, finché non ho iniziato a fare collaborazioni con alcune testate giornalistiche di vario genere, tra cui quelle specializzate nel settore tecnologico. Ho collaborato come giornalista esterno in campo medico.Una volta diventato giornalista pubblicista, ho ripreso gli studi e ho conseguito una laurea presso la facoltà di ingegneria biomedica. Nel 2000 ho frequentato un master di comunicazione e giornalismo e nel 2007 ho superato l’esame di Stato, diventando giornalista professionista. Ho lavorato come redattore editoriale per numerose riviste di tecnologia. Ho creato diversi siti web, uno, in particolare, combina medicina e tecnologia. Avevo già iniziato a fare il giornalista in radio e ho avuto anche l’occasione di cimentarmi nella televisione. Produco, insieme ad altri, un format televisivo intitolato Sei in Salute e ho anche un podcast su RadioSalus.

Quali sono i motivi che l’hanno spinta a creare il programma televisivo Sei in Salute?

Ho cercato di combinare due miei interessi, la televisione e la divulgazione scientifica. La televisione locale mi piace molto. Si crea, dietro e davanti la telecamera, un ambiente giocoso, divertente e familiare. Per quanto concerne la divulgazione scientifica, credo che sia importante, in tale campo, essere chiari e coerenti. Molti sono gli eventi storici che hanno dimostrato, che senza questi due elementi (la chiarezza e la coerenza), il cittadino si può trovare spaesato e disorientato o in balia della prima testata giornalistica o del primo divulgatore scientifico improvvisato che plasma le notizie a proprio piacimento.

Quali sono i riscontri che ha avuto dal suo pubblico?

I riscontri sono molto buoni, sia per il programma televisivo che per il sito web. Sei in Salute è uno dei programmi più seguiti nella zona del Bergamasco. Il suo successo credo che sia motivato da due fattori:

l’interesse generale per l’argomento salute e il lessico adottato.

Come nasce il progetto Salute Uomo?

Nasce dalla collaborazione con il prof. Francesco Greco, urologo, e il suo Centro Salute Uomo di Bergamo. Abbiamo voluto dedicare questa serie di puntate all’uomo perché quest’ultimo è, in generale, meno ligio alla prevenzione. Si tratta, nello specifico, di un ciclo di cinque puntate sugli aspetti della prevenzione maschile.

Di che genere sono gli ospiti che partecipano al programma Sei in Salute?

Invitiamo, a parlare da noi, professionisti che lavorano nel settore medico e a volte anche casi clinici, sia uomini che donne. Tra uomini e donne c’è una grande differenza nel modo di raccontarsi. Le donne, generalmente, riescono a esprimere il loro dolore, le loro ansie e la loro malattia, con più facilità degli uomini, perché si sentono forse meno giudicate, meno in colpa per quello che hanno passato e percepiscono meno vergogna.

Parlare di certe tematiche, come ad esempio l’eiaculazione precoce, l’impotenza o la depressione, per gli uomini, generalmente, corrisponde ad ammettere la perdita di mascolinità.

Una ragazza, che si era ammalata di anoressia, è venuta a raccontarsi al programma e la sua testimonianza mi ha colpito non solo per l’argomento trattato e per come risultava tranquilla e in pace con sé stessa mentre ne parlava ma anche per un’altra cosa. Mentre era nel centro per persone con disturbo del comportamento alimentare, ha potuto vedere con i suoi occhi che erano molte di piu le ragazze/donne che si ammalavano di quei disturbi rispetto agli uomini. Tuttavia le donne riuscivano a guarire, tranne alcune eccezioni, gli uomini meno. Quando l’anoressia colpisce un uomo, lo fa in maniera molto più violenta perché fa ancora più fatica a parlarne e di conseguenza ad accettarlo.

Ha degli obiettivi futuri? Se si ci può dire quali?

Si ho in mente una web tv strutturata su tematiche di tipo scientifico.

Domanda un po’ provocatoria: ci sarà mai un Salute donna?

Per ora no, ma mai dire mai. Ho posto la stessa domanda al prof. Francesco Greco e la sua risposta è stata che, a livello di comunicazione, per le donne si sta facendo di più che per gli uomini (anche se non è mai abbastanza!). Ci sono campagne di screening e altre iniziative che aiutano il genere femminile a mantenere alta e costante la prevenzione. Per gli uomini, invece, creare una comunicazione efficace è più difficile, quindi era impellente il bisogno di spostare lo sguardo anche sugli uomini.

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