I Linguaggi (e la Luce) della Cura

Molte persone. Molti libri. Molto impegno quotidiano è necessario, in questo momento, per la nostra Medicina Narrativa.

Molte persone leggono i molti libri per sostenere l’impegno necessario a diffondere la nostra Medicina Narrativa nella pratica di Cura.

Si incontrano, si formano, si scambiano esperienze.

La ricca progettazione raccontata a Maggio 2018 durante il Secondo congresso della SIMeN “La complicità della cura”, sta producendo cambiamenti e osmosi  nei reparti, negli ambulatori, nelle dimore in cui la malattia  è “IL”  tema, in cui   quell’ ”armonia nascosta” che è la salute, per dirla con Gadamer, si rivela il desiderio più grande da realizzare.

In questo tempo e in questo scenario ha vita Languages of Care in Narrative Medicine. Words, Space and Time in the Healthcare Ecosystem, il lavoro di Maria Giulia Marini edito da  Springer.  Uno di quei libri che le persone hanno letto o sfogliato o desiderato leggere per diffondere la nostra Medicina Narrativa.

Credo che Maria Giulia abbia avuto molti motivi di pubblicare anche questo lavoro in inglese; forse l’impegno a riconoscere tutti gli innumerevoli soggetti con cui l’autrice ha creato relazione e che sono rappresentati nelle pagine dei ringraziamenti; forse l’impegno a produrre uno strumento che sia patrimonio di operatori, pazienti, studiosi, residenti non importa dove, nel mondo, senza confini.  E’ uno Strumento. Languages of Care in Narrative Medicine rappresenta un vero e proprio prezioso strumento per la Medicina Narrativa, che oggi ci chiede di non essere più solo coraggiosi  e visionari, ma competenti, operativi ed efficaci. Per questo il lavoro di Maria Giulia ci indica come praticare la creatività, creare complicità, sfidare le organizzazioni. Lo fa attraversando la prateria delle parole, dei colori e delle emozioni, nel complesso mondo dell’esperienza e del vissuto, nella Cura. Ci porta a sorpresa fino alla speranza, la com-passione, le percezioni. E si prova stupore di come i temi ritenuti soft, non tecnici, nello scorrere dei capitoli restino in contatto con temi grandi e solidi, come  Cronicità e  Salute.

Come Maria Giulia sa, sono rimasta molto colpita  dalle conversazioni, il prof Garattini dice “Narrative Medicine does not have  good reputation”, il seguito è imperdibile.

Ma sono rimasta particolarmente rapita dal capitolo che parla di Curing the Language of Care. Il gergo prescrittivo e la musica e il suono e i colori sono un unicum: nel capitolo, così come talvolta lo sono in un preciso momento del dialogo, della relazione, della terapia. E  altro stupore arriva con le pagine del Practice Time, che sono in tutti i capitoli e  sono sempre le mie preferite, ma in questo capitolo è particolarmente originale dal mio punto di vista.

Non so se ho raccontato bene l’anima ricca e complessa di Languages of Care in Narrative Medicine. Words, Space and Time in the Healthcare Ecosystem, perché non è semplice, ma credo che avete capito l’idea che me ne sono fatta: non si può non leggerlo. E’ un lavoro che anzi, va studiato e tenuto sulla scrivania, materiale o virtuale che sia. Perché il lavoro con la Medicina Narrativa è un lavoro che dura tutta la vita. E’ sempre solo appena cominciato, è un divenire costante.

Per me che faccio la sociologa, trovare nell’anima di qualcosa o di qualcuno l’idea del cambiamento, fa sì che si accenda una Luce.  Il libro di Maria Giulia è strumento di formazione e di cambiamento e accompagnandomi nel percorso, attraverso il mondo del Linguaggio, mi ha veramente illuminato. E tutto è ancora solo appena cominciato.

Lo stesso auguro a Voi.

 

 

Prof. Stefania Polvani

Sociologa, Azienda Usl Toscana Sud Est, Presidente SIMeN.

Autrice di Cura alle stelle. Manuale di salute narrativa

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