Lo haiku è un genere poetico nato in Giappone nel XVII secolo e vide la sua massima fioritura nel periodo Edo (1603-1868), quando numerosi poeti tra cui Matsuo Bashō, Kobayashi Issa, Yosa Buson e, successivamente, lo stesso Masaoka Shiki lo utilizzarono per descrivere la natura e gli accadimenti umani direttamente collegati ad essa.
Al dilagare delle caratteristiche metriche, l’haiku è caratterizzato dalla presenza di salto logico che esso può essere visto come una forma di anti-sillogismo. Infatti l’accostamento di immagini e stati d’animo crea una metafora della profondità del vissuto esistenziale”, nel tentativo di esprimere, verbalmente, il processo di raggiungimento dell’illuminazione buddhistica, la quale coincide con la presa di coscienza della vacuità e della interdipendenza di tutti i fenomeni fisici e psichici.
Di seguito una ristretta selezione di alcuni haiku.
Il silenzio
Matsuo Bashō
penetra nella roccia
un canto di cicale
La prima neve!
Matsuo Bashō
appena da piegarele
foglie dell’asfodelo
Ammalatomi in viaggio,
Matsuo Bashō
il mio sogno corre ancora
qua e là nei campi spogli.
tristezza:
Kenishi Gonsui
tra le voci degli insetti
una monaca sola
guarderò la luna
Uejima Onitsura
senza mio figlio sulle ginocchia
quest’autunno
caduto il fiore
Yosa Buson
resiste l’immagine
della peonia
calura:
Kobayashi Issa
nei miei occhi trema ancora
un viso che ride
Lasciateci per favore nei commenti un vostro haiku.
Vecchiaia
Mani canute
Sul ventaglio del mondo
non si calpesta
di società la base_
prato di viole
Lanciati sui fiori
i coltelli
tagliano il vento