Vuole iniziare l’intervista spiegando di che cosa si occupa e qual è la sua biografia professionale?
Quarantuno anni fa ho avuto un incidente che mi ha causato una lesione al midollo spinale con conseguente paraplegia. Ero infermiere all’ospedale regionale di Perugia e per sei mesi ho dovuto abbandonare i miei cari, la mia casa e la mia vita in Italia per avere un adeguato trattamento in Germania. Terminata la mia permanenza alla clinica di Murnau, a quaranta chilometri da Monaco di Baviera, sono tornato in Italia e ho ripreso il mio lavoro di infermiere fino al 1987. Dalla carriera da infermiere sono passato a insegnare nella scuola regionale di infermieristica e fisioterapia l’assistenza per persone con lesione al midollo spinale, prima non era ancora presente come disciplina. Nel 1985 sono stato eletto nel consiglio di circoscrizione e nel 1987 sono entrato al centro di formazione regionale per l’insegnamento della stessa disciplina che già insegnavo. Nel ’90, insieme ad altre persone con lesione al midollo spinale, abbiamo iniziato una grande battaglia per l’instaurazione in Italia delle strutture dedicate alle persone con lesione al midollo spinale. Nel ’92 sono entrato nella federazione dell’associazione italiana paratetrapletici, FAIP, ne sono diventato segretario e nel ‘94 sono stato eletto presidente. Nel sono stato incaricato dall’azienda ospedaliera per contribuire alla realizzazione dell’unità spinale a Perugia e ho iniziato una battaglia in politica per la realizzazione delle unità spinali in Italia. Nello stesso anno ho cambiato professione e sono stato assegnato, come funzionario per la regione Umbria (fino al 2012) all’assessorato regionale per le politiche sociosanitarie. Ho contribuito, come FAIP, alla realizzazione di nove unità spinali, le persone con lesioni al midollo spinale, così, non erano più costrette ad abbandonare l’Italia per un periodo di tempo indefinito per essere curate in maniera adeguata.
Ho avuto la possibilità di fare diverse esperienze amministrative come consigliere nel comune di Perugia, come delegato del sindaco nella Consiliatura sulla questione della disabilità e svantaggio e come coordinatore, per l’ANCI nazionale per le politiche di superamento delle barriere. Dal 2012 ho fatto parte della commissione per approvazione della legge 18 del 3 marzo 2009, meglio conosciuta come convenzione ONU sui diritti per le persone con disabilità. Dal 2009 al 2012 ho fatto parte dell’osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità come coordinatore di un gruppo. Infine nel 2012 in Umbria abbiamo costruito l’osservatorio regionale sulla condizione delle persone con disabilità di cui sono stato Presidente dal 2012 al 2020.
In occasione delle para olimpiadi di quest’anno le chiedo: riguardo alle disabilità fisiche, negli ultimi anni si sono riscontrati cambiamenti come evoluzione culturale, maggiore inclusione e/o minore stigma?
In Umbria quest’anno si terrà il G7 riguardante il tema dell’inclusione e della disabilità.
Il G7 di quest’anno, le paralimpiadi sono fondamentali per informare.
Le Para Olimpiadi in particolare dimostrano che è necessario trovare strumenti per favorire qualsiasi tipo di sport a qualsiasi livello lo si pratichi e per praticarlo nei luoghi adibiti alle diverse discipline. Questa è la rivoluzione copernicana, cioè affinché ci sia un vero riscatto sociale tali luoghi devono essere accessibili e praticabili da tutti. Solamente quando questo sarà totalmente assicurato possiamo superare lo stigma della disabilità.
Personalmente posso dire che lo sport oltre a essere riabilitativo ha le caratteristiche per diventare uno strumento di riscatto sociale. Attraverso lo sport sono riuscito a recuperare abilità e competenze che hanno reso la mia vita migliore e che mi hanno permesso di riacquisire autonomia. In generale grazie allo sport la persona con disabilità ritorna ad essere una persona attiva.
Relativamente alle Para Olimpiadi invece, vorrei considerare la distinzione netta tra queste e le Olimpiadi in cui gareggiano atleti normodotati. Questa netta differenza imposta anche e soprattutto per motivi organizzativi, non fa altro però che alimentare il contrasto tra persone normodotate e persone disabili. Quello che oggi ci viene richiesto a livello sociale e collettivo è di scardinare questi preconcetti e pregiudizi. Lo stigma che avvolge questa parte della società può essere abbattuto se si va a risanare il cuore del problema che è costituito dalla cultura di un paese. Il valore di una persona non dipende dalla sua condizione e per capirlo è doveroso ragionare in termini di pari opportunità e diritto di cittadinanza.
Il cambio di paradigma consiste nel dare pari opportunità a tutti e ciò si attua attraverso l’inclusione e gli atti politici e amministrativi. Nella programmazione delle politiche e delle azioni amministrative si deve tenere conto che ci sono cittadini che sono costruiti in maniera diversa dagli altri ma sono pur sempre cittadini. Io che amministro devo avere la capacità di governare per tutti, ma per governare per tutti io devo aver passato un trascorso culturale che mi ha arricchito e che mi ha fatto capire quali sono i valori fondanti per governare per tutti.
Quindi il passaggio culturale si realizza solamente se vige la contaminazione in una società.
Secondo la sua esperienza e la sua conoscenza terminate le paralimpiadi rimarranno nella mente delle persone i nuovi valori e le novità che questo evento porta con sé?
Certamente. Le Para Olimpiadi sono la dimostrazione che esiste la possibilità di realizzazione e di riscatto per qualsiasi individuo. È essenziale ribadire che in questo caso parliamo di atleti e non solo di persone che fanno sport.
Le Para Olimpiadi funzionano anche da remainder per la politica del paese, in modo tale che si operi per far sì che ci siano sempre meno limiti ed ostacoli per tutte le persone con disabilità.
La sua lotta per le barriere architettoniche ha portato a dei cambiamenti nella normativa vigente?
Storicamente, tutto ha inizio nel 1986 con la nuova legge finanziaria del ministro Giovanni Goria che ha introdotto l’obbligo per i comuni di dotarsi di una PEBA1, in altre parole ha posto le basi legislative per l’introduzione di questi piani.
Oggi diverse associazioni sono tornate a reclamare appoggio e ascolto su tale tema, includendo tra le persone svantaggiate anche le persone non vedenti e le persone non udenti. Una parte importante la dovranno svolgere anche i fondi stanziati con il PNRR.
1 Piani per l’eliminazione delle barriere architettoniche.