I diritti dell’anziano sono il nostro futuro

di Laura Ghiro e Cristina Greco 

Le esperienze si confrontano, a volte si sommano e si mescolano, specialmente quando sono diverse ma hanno un denominatore comune. Nel nostro caso, il fattore unificante è l’aver attraversato, anche se in ruoli diversi, rispettivamente come operatrice e come famigliare, il vissuto degli anziani che trascorrono l’ultima parte della loro vita in residenze assistite. Ecco che cosa ha prodotto l’intreccio dei nostri sguardi, attraverso la lente “magica” dell’approccio narrativo. 

1. Obiettivi 

Siamo nel Pavese, in una residenza sanitaria che ospita 263 anziani, articolata in 7 reparti, dei quali due dedicati a persone con grave decadimento cognitivo e disagi comportamentali. Una realtà complessa, in cui la cura dell’anziano, per qualificarsi realmente come tale, deve rispondere a requisiti non solo strutturali, normativi e anche e soprattutto valoriali. 

Il nostro progetto ha applicato il paradigma della medicina narrativa con l’obiettivo di far emergere evidenze rispetto all’applicazione di alcuni dei diritti sanciti dalla “Carta Europea dei diritti e delle responsabilità delle persone anziane bisognose di cure ed assistenza a lungo termine”. 

Abbiamo correlato la dimensione dei diritti/valori a quella del clima organizzativo, in quanto riteniamo che un ambiente relazionale, in cui i diritti vengono riconosciuti, affermati, difesi e praticati, generi un clima positivo, sereno, facilitante rispetto alle pratiche di cura e assistenza. 

L’attenzione è stata focalizzata su tre diritti fondamentali e trasversali a tutti gli attori che generano e attraversano la dimensione della cura in RSA: 

  1. Il diritto della persona di essere accudita e curata nell’ambiente che meglio garantisce il recupero della funzione lesa- anche definibile come diritto alla sicurezza 
  1. Il diritto di essere messa in condizione di esprimere le proprie attitudini personali, la propria originalità e creatività e quindi a conservare la propria identità  
  1. Il diritto di sviluppare e di conservare la/e propria/e libertà in termini di opinioni, desideri e scelte. 

Il progetto ha indagato questi tre elementi, attraverso tracce narrative semistrutturate, non solo rispetto agli ospiti orientati di un reparto, ma anche rispetto ai loro famigliari, agli operatori e ai volontari attivi in struttura. 

2. Evidenze narrative 

Sono state raccolte 6 narrazioni di Ospiti, 6 di Familiari, 7 di Operatori e 7 di Volontari. Per analizzarle abbiamo applicato i seguenti strumenti: 

  • word cloud, per rappresentare graficamente la frequenza di parole utilizzate nelle narrazioni raccolte; 
  • fiore di Plutchik, per cogliere e posizionare le emozioni dei protagonisti del nostro progetto, identificando convergenze e specificità; 
  • individuazione e analisi dei temi emergenti, ricondotti a tre aree di significato: relazionale, individuale e organizzativo. 
  • classificazione delle storie secondo A.W. Frank che definisce come Restitution le narrazioni in cui viene espresso in maniera netta e/o ricorrente il desiderio di ripristinare la condizione di salute precedente alla malattia/all’istituzionalizzazione. Classificazioni di narrazioni Quest in cui emerge la ricerca di senso alla malattia, di consapevolezza e di riflessione, la malattia è occasione di conoscenza e opportunità di crescita. Rivela la sofferenza agli altri non con fini descrittivi, ma di incoraggiamento. 

Word Cloud

A titolo esemplificativo, riportiamo frammenti particolarmente significativi relativamente ai tre diritti/valori indagati e alle quattro voci ascoltate.  

SICUREZZA: gli elementi emergenti dagli Ospiti risultano essere affini alle narrazioni dei Volontari e dei Famigliari. La sicurezza viene generata da: 

  • Possibilità di vivere legami significativi, affettivi e amicali: 

Ospite: “Qui in struttura mi sento sicura quando ho l’affetto di tutti voi perché mi volete bene, mi trattate bene, io mi sento come in famiglia, sì, mi sento sicura, protetta.”  

  • Presenza di buone risposte di cura  

Ospite: “Sono non-autosufficiente, ecco devo chiedere aiuto e loro mi aiutano, questo mi fa sentire sicuro, vedere che quando ho bisogno vengono davvero”. 

  • Una quotidianità della cura caratterizzata dal rispetto e dalla percezione che i valori umani siano alla base dell’agire e delle relazioni. 

Familiare: “viene guardato con simpatia, compreso il suo bisogno di affetto, colmata la sua solitudine, ascoltati i discorsi e ricordi più volte e ripetuti. 

Volontari: “vedo un trattamento umano e dignitoso verso gli ospiti da parte degli operatori/medici”. 

Le narrazioni dichiarano chiaramente come il sentimento della fiducia sia un cardine del benessere. 

Per gli Operatori sicurezza è possibilità di lavorare in èquipe, condividere le scelte e valorizzare le competenze. 

LIBERTA’: trasversale per Ospiti, Famigliari, Operatori e Volontari il tema della: 

  • presenza di relazioni significative  

Ospite: “mi sento libera quando nel pomeriggio viene mio marito mi porta giù e ci incontriamo con con persone che ho incontrato qui e che si sono rivelate degli amici”. 

  • presenza di regole facilitanti la relazione tra familiare e Ospite

Familiare: posso visitarla liberamente, posso prenderla e portarla a casa 

  • possibilità di una partecipazione attiva 

Operatori/Volontari: posso partecipare e vengo coinvolto in qualche progetto 

Le narrazioni ci dicono che la libertà si genera all’interno delle relazioni . 

IDENTITA’:  

  • accettazione e passioni 

Ospite: Sono una persona molto curiosa. Devo adeguarmi alla vita che oramai ho. Ho tanti anni però sono ancora curiosa, guardo Focus e Padre Pio. Scienza e preghiera e sono contenta. 

  • condivisione 

Operatore: quando posso esprimere le mie idee, condividendole con i colleghi e svolgere il mio lavoro seguendo ciò che per me è importante. 

  • Attivazione  

Familiare: quando il mio caro è coinvolto in svariate attività e comunica di essere felice e di sentirsi utile 

Le narrazioni ci dicono che l’identità si sostiene nel “fare insieme”. 

Che cosa fare alla luce di quanto emerso? 

L’ascolto, la lettura profonda e l’analisi delle narrazioni raccolte si sono rivelate esperienze intense che ci hanno fatto assumere una nuova postura di accoglienza.  

Il progetto ha generato in noi, oltre alla gratitudine per il dono che ciascun narratore ha scelto di consegnarci, un senso di responsabilità che porta a custodire quanto ricevuto e soprattutto a renderlo generativo. Da qui, la volontà di intraprendere un ulteriore passo: proporre ulteriori esplorazioni narrative per sostanziare interventi organizzativi affinché i diritti/valori siano posti costantemente e concretamente al centro delle relazioni quotidiane all’interno della RSA. 

Gli spazi di ascolto che intendiamo aprire rappresenteranno per gli Ospiti un importante stimolo a esprimere pensieri ed emozioni, che spesso restano implicite o trattenute, per divenire potenzialmente “registi” di rinnovati processi di cura.  

Anche la voce dei famigliari, spesso percepita come potenziale interferenza e fonte di conflitto, troverà una importante valorizzazione. Per gli Operatori, potrebbero nascere occasione per conoscere in modo più intimo gli Ospiti e per riflettere sulle proprie emozioni e comportamenti.  

Co-generare nuove narrazioni potrà facilitare l’interazione tra Operatore e Ospite e anche tra Operatore e Volontari, figure portatrici di contenuti rilevanti e troppo spesso sottovalutate, per potenziare il senso di appartenenza alla “dimensione esistenziale RSA” e rendere ciascuno co-responsabile e co-protagonista consapevole anche della rimodulazione organizzativa che desideriamo favorire.

Questo articolo ha un commento

  1. Lucio macchia

    Tutto veramente molto interessante ! Complimenti

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