A Ragusa, nella cornice di una chiesa barocca sconsacrata, si sono tenute le tre giornate del primo Convegno della Società Italiana di Medicina Narrativa.
I relatori sono confluiti da tutta Italia per confrontarsi sulle infinite possibilità offerte dalla Medicina Narrativa: la personalizzazione delle cure, un’organizzazione sanitaria più lineare, nuove spinte nel campo della formazione e della ricerca – e, soprattutto, il benessere di tutte le persone coinvolte nell’ambito della malattia e della cura, dal paziente fino ai curanti.
A questo punto, il termine “Medicina Narrativa” appare quasi limitante, e potrebbe essere ampliato con “Salute Narrativa” o “Sanità Narrativa“.
Molteplici sono state le professioni e i ruoli coinvolti: non solo medici e pazienti, ma anche infermieri, psicologi, psicoterapeuti, assistenti sociali, counselor, associazioni di volontariato, associazioni di pazienti, teologi. Un mosaico di stakeholder che lavorano intorno all’importanza delle “parole” come strumento principale per stare bene, per praticare relazioni positive.
A lungo si è discusso sulla divisione – stereotipata – tra la medicina basata sulle evidenze (Evidence-Based Medicine) e la Medicina Narrativa, e la comunità presente al Congresso ha convenuto che l’una arricchisce l’altra, e che pertanto i numeri possono dialogare con le parole, e viceversa.
Come si analizzano le parole raccolte nelle narrazioni, e come si raccolgono le metriche di valutazione, sono state due questioni fondamentali.
Interessanti sono stati i progetti presentati, in cui si sono esemplificate le possibilità di convivenza tra l’approccio clinico e scientifico e l’approccio umanistico – come l’integrazione della scala funzionale atta a valutare la disabilità (ICF) con le narrazione tramite cui i soggetti disabili esprimevano emozioni, desideri, aspettative e ambizioni rispetto al progetto riabilitativo, così come la positività statistica che segue all’applicazione della Medicina Narrativa alle visite in Cardiologia rispetto alle visite condotte in modo routinario.
La Medicina Narrativa, dunque, serve, e diventa una strada sempre più legittimata all’interno della comunità scientifica.
Il ritmo è stato straordinariamente intenso: teoria e pratica, laboratori esperienziali, arte, cinema, letteratura, fotografia, scrittura creativa, il tutto ruotante intorno alle questioni esistenziali della salute, della malattia, del nascere, del vivere e del morire: la Medicina Narrativa, quindi, praticata e vissuta non solo come luogo di sofferenza, del racconto di passioni ed emozioni tristi, ma anche come giardino fiorito d’affetto, speranza e sorriso.