ABITARE LA PRESENZA – INTERVISTA A ELEONORA MORO.

• vuole presentarsi…

Mi sono diplomata in Regia teatrale alla Scuola Paolo Grassi di Milano. Ho partecipato come regista ad una Masterclass presso il Piccolo Teatro di Milano, ho collaborato con diverse compagnie sul territorio nazionale come regista (prosa, lirica e teatro ragazzi) ed ho iniziato ad insegnare recitazione e tecnica vocale. Ho continuato negli anni un Percorso di ricerca sull’origine del Suono dal Silenzio e sulla fonazione senza sforzo.

Ho lavorato nelle scuole, dagli asili nido alle università, con progetti culturali con il teatro come focus educativo e culturale. Ho lavorato nelle aziende, sulla comunicazione come risorsa autentica e efficacie. Dal 2010 ad oggi ho condotto percorsi didattici e laboratori di tecnica vocale, recitazione e regia.

Ho ideato e conduco laboratori con il metodo del DIARIO DELLA PRESENZA. Nel 2008 ha creato, insieme al team di Ospedale Aperto ed al dott. Sergio Livigni (Ospedale Giovanni Bosco di Torino) il corso “Formare la terapia intensiva aperta” attualmente presente sul territorio nazionale come punto di riferimento per la formazione di medici ed infermieri alla comunicazione empatica ed efficace.

Sempre nel 2020 fondato OvunqueTeatro – Esseri in divenire.

•ovunque teatro, come è nato a chi si rivolge e quali sono i valori che porta con sé questo progetto?

Ovunque teatro è sia uno spazio fisico che un progetto che viene messo in atto come laboratorio.

Mi sono formata in teatro e ho lavorato come regista e mi è sempre piaciuto un aspetto in particolare di questo lavoro: gli esercizi teatrali portano consapevolezza e conoscenza interiore.

La teatralità si unisce a pratiche e ad esercizi di consapevolezza come, ad esempio, la camminata consapevole oppure l’uso consapevole della voce.

Mi sono specializzata oltre che nel teatro anche nella crescita interiore e ho collaborato con altri professionisti non teatrali appartenenti ad altri ambiti, come ad esempio quello medico, perché anche loro hanno intuito le potenzialità della commistione tra le due cose da me proposte.

Abbiamo cosí insieme portato il teatro in spazi in cui prima non era mai arrivato.

Questa fusione di vari ambiti non è una teatroterapia. Il teatro viene usato con persone in salute e affascinate dalla possibile consapevolezza che può offrire l’arte del teatro. Ma lavoro con la salute e il benessere perchè pur non essendo medico utilizzo vari metodi e esercizi di altre discipline sovrapposti tra loro che sono validi strumenti di auto indagine.

Un altro motivo per cui ho scelto questa strada è il pensiero secondo il quale tutto è teatro. Quindi ho cercato un modo di mettere il teatro a servizio e in contatto con altre realtá apparentemente distanti.

• lei forma anche medici e infermieri alla comunicazione empatica e efficace, utilizza anche come metodo quello del teatro?

Era nato un progetto chiamato: FORMARE LA TERAPIA INTENSIVA APERTA.

In questo progetto, svolto con altri formatori molto validi, il mio ruolo era di formare medici e infermieri a essere consapevoli del proprio corpo e a come comunicare con il proprio corpo, con le parole, con le espressioni e con la loro voce. Alla fine dei tre giorni di formazione si arrivava a un’elaborazione artistica.

Vorrei sottolineare peró che in queste situazioni non si cerca mai di modificare qualcosa perchè si deve. Lo scopo è di abituarsi alla propria presenza. In questo modo non si attribuiscono nemmeno i difetti della conversazione all’altro.

•che cos’è la presenza consapevole?

Per allontanarsi dall’aspetto performativo del teatro è importante nominarla anche se si tratta di qualcosa di vasto e che ha a che fare con il Sacro. Ha senso parlarne in questo contesto per nominare ciò che ci invita a non essere rivolti verso il fuori o verso che cosa voglio raggiungere. Si può riportare l’attenzione verso l’interno e verso le proprie dinamiche.

Quindi la presenza nell’arte ha la funzione di metterci in contatto con qualcosa di più alto.

•secondo lei quale deve essere il ruolo dell’insegnante?

Mi è sempre rimasta impressa una frase che mi era stata detta da una persona che stimo molto:” si insegna quello che si è”. La possibilitá di insegnare è una grande responsabilità perchè si cerca costantemente di accompagnare “i propri studenti” dove l’insegnate è già stato.

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