Il nostro project work “Appartenenze e Irriverenze: Il Diritto ad Abitare” ha applicato la medicina narrativa per esplorare l’ampio concetto dell’abitare, estendendosi oltre i confini dell’abitazione fisica per includere il più ampio contesto comunitario, come il quartiere, la città, il paese, o il mondo. Questo progetto si è addentrato nella complessa interazione tra le storie di vita individuali e familiari, la partecipazione comunitaria e le disuguaglianze sociali, proponendo in modo irriverente l’approccio narrativo per scoprire il profondo impatto dell’abitare sul benessere personale e comunitario.
Esplorazione di un Concept Ampio
“Abitare” si estende oltre il vivere in uno spazio fisico; significa essere integrati e attivi all’interno della comunità, influenzando e essendo influenzati dal contesto sociale e ambientale. La nostra ricerca ha messo in luce come il diritto di abitare sia un diritto dinamico, che include l’accesso a spazi sicuri, supportivi e stimolanti, dove le interazioni sociali possono fiorire.
”Vedo una famiglia, vedo che lui da un libro. Sento e penso che c’è amicizia, confidenza. Voglio amicizia con altre persone. Voglio stare in compagnia, scambiare parole, i suoi problemi, i tuoi problemi. Mi piace solo l’idea di esserci. Non mi piace di non esserci” – protagonista, Piegaro.
Il Viaggio dell’Abitare
Abbiamo adottato “Il Viaggio dell’Abitare” come metafora e metodo per il nostro lavoro. Questo approccio non solo valorizza le diverse abilità e esigenze delle persone con disabilità lieve o moderata, ma promuove anche la loro attiva partecipazione nella creazione di soluzioni abitative che supportano l’autonomia e l’integrazione. Il Viaggio dell’Abitare si traduce in un processo di co-progettazione partecipata, dove ogni partecipante diventa co-autore della propria storia abitativa, modellando attivamente il proprio ambiente in base alle proprie esigenze e desideri.
“Vedo un vicolo, con la scala che porta a casa. Vedo una bicicletta per grandi. Vedo un tavolo, le sedie. Mi piace perché c’è la bicicletta. Vorrei essere lì a camminare. Mi piace soprattutto la strada” – protagonista, Piegaro.
“ La terra, nuvole, sole, luci, l’acqua e vedo l’Italia. Io penso che un giorno mi piacerebbe viaggiare e vedere, conoscere le culture e le lingue. Il Mondo lo sento vicino. La gente deve rispettare sia gli animali che l’ambiente e soprattutto il mondo” (Alexandra)
Impatto della Fondazione Comunitaria di Porta Palazzo
Un altro pilastro del nostro project work è stata l’analisi dell’impatto sociale della Fondazione Comunitaria di Porta Palazzo a Torino. Abbiamo usato metodi narrativi per valutare come le iniziative della fondazione abbiano influenzato la stabilità abitativa e la coesione sociale nei quartieri di intervento. Le storie raccolte hanno evidenziato l’importanza della partecipazione comunitaria e degli spazi relazionali nel sostenere la salute e il benessere delle comunità urbane.
“La Fondazione continua con tanto sforzo e impegno a generare queste sensazioni nelle persone, portando gli individui, nella loro differenza, a comprendere l’importanza di abbattere muri e generare ponti: sociali, fisici ed economici.”
“Oggi il quartiere è in equilibrio. Le persone del quartiere sentono che questo equilibrio è frutto di approcci di accoglienza e tolleranza nei confronti di tutti. La Fondazione è la rete che soggiace alle singole persone.”
“Le persone del quartiere hanno maggiore consapevolezza di ciò che possono fare nel quartiere utilizzando un soggetto organizzato come la Fondazione.”
Narrazioni del Progetto
Il cuore pulsante del nostro lavoro sono state le narrazioni personali raccolte durante il progetto. Queste storie hanno offerto intuizioni preziose sulla realtà quotidiana degli abitanti e sulle loro interazioni con il tessuto urbano e sociale.
“Mi sento accettata e contenta. Voglio vivere con altre persone. Mi piace il confronto, raccontarsi la propria vita.– protagonista, Piegaro.
“Per il loro futuro voglio un posto dove poter essere se stessi” – operatore, Piegaro.
“Mi piace l’idea di vivere con altre persone, perché gli voglio bene, mi affeziono, sono gentile. Posso giocare, mi piacciono i giochi da tavola, mi piace suonare per gli altri, mi piace fare le fotografie, i selfie con le ragazze.” – protagonista, Piegaro.
“Per il futuro di mio figlio voglio innanzitutto la sua serenità. Lui si esprime molto bene, le sue emozioni, si fa capire anche senza l’uso delle parole a volte.. Sono convinta che la serenità si raggiunga a non essere emarginati, a stare con gli altri, a confrontarsi e a creare dei legami importanti sentendosi parte della nostra società, possibilmente parte utile e attiva per la propria soddisfazione, nel caso di E. come giovane uomo.” – familiare, Piegaro
“Per il futuro voglio che tutti possano conoscere la bellezza del vedere il proprio territorio, cambiare secondo i desideri propri e della collettività, portando piano piano alla consapevolezza di essere immersi in un crogiolo attivo e unico al mondo” – operatrice, Torino
Contributi al Campo della Medicina Narrativa
Il nostro studio ha rivelato la capacità della medicina narrativa di estendere la sua applicazione ben oltre l’ambito clinico, affrontando efficacemente anche le problematiche sociali. Concentrandoci sull’abitare come un concetto che unisce lo spazio fisico e sociale, abbiamo dimostrato come la medicina narrativa possa contribuire in modo significativo alla comprensione e al miglioramento delle dinamiche comunitarie. Le nostre ricerche hanno messo in luce il modo in cui le pratiche narrative possono mobilizzare risorse collettive e favorire soluzioni comunitarie inclusive e equilibrate per garantire a tutti e a tutte il pieno esercizio del Diritto ad Abitare.
Con questa consapevolezza, abbiamo deciso che Il Viaggio Continua.
Patricia Rodriguez Pulido e Caterina Magliocchetti