
Vi presentiamo un’intervista a Isabel Fernandes, professore ordinario al dipartimento d’Inglese dell’Università di Lisbona e direttore del Centro de Estudos Anglìsticos fino al 2014. Isabel Fernandes inoltre sarà uno dei docenti del prossimo Master in Medicina Narrativa Applicata, organizzato da ISTUD.
D. Quando è avvenuto il tuo primo incontro con le Medical Humanities?
IF. Sono stata ad una conferenza in Canada – una conferenza di Medicina Narrativa nel 2008. Rita Charon era presente e la sua lettura rivolta ai dottori riguardante il close reading mi ha impressionata molto. Tornata in Portogallo ho pensato che fosse possibile partire da lì, così ho coinvolto un dottore, che è anche un filosofo. Ne fu entusiasta, e cercò di coinvolgere altra gente.
D. Che cos’è questo “close reading”? [1]
IF. Si tratta di un metodo che fu adottato a partire dal 1920 negli U.S.A. e in Canada: fu ispirato da T.S. Elliot; voleva reindirizzare l’attenzione degli studenti e degli insegnanti non solo verso la storia ma anche verso il linguaggio e il suono. Il “close reading” è estremamente utile nell’educazione delle persone. Ha avuto a che fare anche con Lacan e Derrida: c’è un’attenzione particolare al linguaggio.
D. Con chi pratichi il “close reading” nella sanità?
IF. Dottori, specializzandi, infermiere, psicoterapisti volontari: quindi, passo dopo passo, abbiamo mirato ad avere e ottenuto il corso interdisciplinare qui, all’Università di Lisbona. Ѐ stato organizzato in sei moduli da 8 ore ciascuno. La gente viene da Letteratura, Etica, Filosofia, Medicina, Sociologia: ogni insegnante deve declinare la Medicina Narrativa accordandola con il loro e il proprio background. Vi è inoltre molta pratica. Quindi, abbiamo un modula chiamato Narrativa e Comunicazione, uno Medicina Narrativa e il dottore, un altro Infermieristica Narrativa, un altro ancora Narrativa Etica, il quale deve confrontarsi con la responsabilità del dottore. Quest’anno abbiamo optato per un testo comune, una selezione dai diari dello scrittore portoghese Miguel Torga – pseudonimo di Adolfo Correia de Rocha, rinomato scrittore e poeta portoghese, “possa arrivare il sole, è un giorno nuovo; nella landa pura della fantasia; è la nostra oscurità illuminata” – : è stato uno scrittore, ha parlato della sua ansia come possibile paziente. Il corso è partito nel 2012 e prosegue con regolarità: la parte migliore di questo corso sono le persone volontarie, che arrivano senza alcuna “prescrizione”; abbiamo un manager ospedaliero, un’organizzazione di gestione ospedaliera, e inoltre dei gruppi di lettura con dottori e infermiere. Abbiamo inoltre molti medici in pensione, i quali vogliono, e hanno il tempo di, ripensare le loro professioni. Abbiamo attratto gente dal Brasile: l’umanizzazione delle cure, accanto al provvedere un’effettiva cura, è una delle maggiori priorità in Brasile.
D. Tu insegni Humanities e possiedi un background umanistico. Come hai trovato i tuoi studenti?
IF. Ritengono che nei loro studi medici abbiano troppa tecnologia, sei anni pieni, perciò è per questo che arrivano così interessati: hanno già avuto esperienza. Il paradigma è un paradigma strettamente scientifico: loro tendono a lasciarsi sfuggire aspetti che non sono immediatamente utili per loro. In ogni caso, i giovani dottori sono scettici: non hanno abbastanza esperienza con i loro pazienti ed è per questo che vengono da noi, fin da giovani i dottori sono interdetti dalle richieste dei pazienti e vogliono avere un qualche aiuto riguardo al comportamento. La nostra intenzione è quella di dimostrare che le Medical Humanities possono prevenire un esaurimento.
[1] “Nella critica letteraria, il termine close reading descrive l’attenta e prolungata interpretazione di un breve passaggio di testo. Il close reading predilige il singolo e il particolare sopra il generale, risultato di una stretta attenzione alle singole parole, alla sintassi, all’ordine in cui le sentenze rendono le idee, così come il lettore esamina la linea di testo.” apri Wiki