
Con il passare dei secoli la medicina è diventata sempre più specializzata e di precisione grazie al maggiore studio e all’avanzamento tecnologico. Questo ha comportato la trasformazione di tante patologie considerate da fatali a croniche. Un esempio indicativo della nostra contemporaneità è il tumore. Da male incurabile è diventata una patologia sempre più frequente, ma fortunatamente controllabile tanto che le aspettative di vita del paziente continuano a migliorare.
La tecnologia medica all’avanguardia viene utilizzata in tutto l’iter della cura: dalla prevenzione, diagnosi, chirurgia, riabilitazione alla palliazione. Questo ha condotto al concentrarsi sulla malattia, dimenticando spesso della persona nel suo insieme e con il rischio dunque della depersonalizzazione. Come in ogni sfera dell’umano, nei problemi ci sono anche opportunità. La ricercatrice britannica Daisy Fancourt nel suo libro Arts in Health definisce tutti gli ambiti in cui è possibile applicare la cultura nella sanità e uno di questi è proprio quello tecnologico. Un caso precursore emblematico è stato quello del professor McCann, medico del St. James Hospital di Dublino; lavorava nei reparti di degenza dei trapianti di midollo osseo. Questa particolare condizione comporta isolamento per un lasso di tempo molto ampio e richiede un’attenzione importante alla cura di pulizia ed igiene per evitare infezioni. Inoltre il reparto è situato al pian terreno e non tutte le stanze disponevano di una finestra. L’idea geniale di McCann è stata quella di portare dei proiettori all’interno per ogni stanza e dare la possibilità di dare una finestra aperta per ogni paziente. Il progetto si chiama Open Windows e non solo ha stretto convenzioni con i musei della città, ma ha anche fatto in modo di installare telecamere per la proiezione in alcuni posti emblematici della città tra cui il porto per dare uno sguardo sul mondo esterno e familiare. In un altro caso, ha dato la possibilità ad un neo-padre di vivere la nascita della figlia in diretta. Esperienza unica nel suo genere che diversamente si sarebbe perso.
Quindi, cosa vuol dire affrontare una malattia cronica nel XXI secolo?
Solitamente ha una presa in carico molto complessa e soprattutto impatta costantemente nella quotidianità della persona: visite, controlli, esami in day hospital e cure farmacologiche. In particolare, le cure farmacologiche possono presentare effetti collaterali, tra cui problemi gastrointestinali, cardiovascolari, metabolici, reazioni cutanee o portare all’assuefazione. E questo prima ancora di considerare gli aspetti cognitivi ed emotivi del paziente.
Se a ciò aggiungiamo i contesti di degenze prolungate, spesso in ambienti poveri di stimoli sensoriali diventa chiaro che il tema merita la giusta attenzione. Per ambienti poveri di stimoli sensoriali si intendono spazi privi di cambiamento o di interazione, come stanze spoglie con bassa illuminazione con rumori di sottofondo ripetitivi e con l’assenza di odori naturali.
Le ricerche psicologiche hanno rilevato che ciò porta a una maggiore attenzione alla propria sensazione corporea, che in presenza di malattia comporta un aumento del disagio percepito, e allo sviluppo di pensieri negativi intrusivi con conseguente aumento del dolore percepito; spesso questo stato si accompagna ad ansia.
Una strategia integrativa a questo scenario è l’utilizzo della realtà virtuale (RV) o della realtà aumentata (AR). L’esperienza immersiva impatta positivamente sui parametri psico-fisici ma fornisce anche un’occasione di apprendimento sulla regolazione delle emozioni e degli stati mentali.
L’utilizzo di questa tecnologia può essere inserito in diversi contesti come ad esempio una terapia infusionale, oppure durante la riabilitazione. È stato sviluppato un programma di utilizzo della RV anche per interventi integrativi durante psicoterapie al fine di andare a lavorare su patologie di salute mentale come la depressione.
Gli effetti sono stati discussi in diversi studi. Per quanto riguarda l’impatto psico-fisico ad esempio, è verificata la validità d’uso della RV sulla riduzione del dolore, miglioramento della mobilità e riduzione della tensione muscolare. Lato psicologico invece si rileva una diminuzione di ansia e di stress, favorendo un aumento della motivazione, del benessere e di un complessivo miglioramento della qualità di vita. Vi è rilevanza anche sulla minore richiesta dell’uso di analgesici e di conseguenza una migliore tolleranza al dolore.
Questo fenomeno viene definito come distrazione positiva: l’attenzione viene spostata su contenuti culturali o naturalistici che promuovono uno stato di rilassamento.
I contenuti che possono essere inseriti nei visori sono di diversa natura e entrano in due categorie principali. La prima categoria viene dagli studi di Roger Ulrich sull’impatto positivo dello sguardo sul paesaggio e quindi, applicato alla VR, passeggiate nel verde. La seconda è invece legata alla cultura, arte e intrattenimento, come le visite ai musei oppure all’attività videoludica.
Tutto ciò rientra nel concetto di cultura come terapia integrata. Quindi un alleato, un complemento alla medicina basata sulle evidenze.
Un altro intervento di rilievo da citare è quello dell’ospedale londinese Chelsea and Westminster Hospital in collaborazione con lo zoo della città. Il progetto The Zoo è un’installazione interattiva con animali digitali che ha lo scopo di ridurre lo stress nei bambini durante i prelievi di sangue. Uno studio ha dimostrato che questa forma di distrazione positiva riduce l’ansia e il dolore percepito, migliorando l’esperienza ospedaliera. Inoltre, grazie alla maggiore collaborazione dei bambini, si è registrata anche una riduzione dei tempi di prelievo, rendendo la procedura più rapida ed efficiente per il personale sanitario e aumentando il numero di visite e di cura giornaliere.
Queste tecnologie possono essere applicate non solo per i pazienti, ma anche per i professionisti della salute. Sicuramente con funzioni analoghe a quelle presentate, ma soprattutto con fine educativo. Lo studio dell’anatomia ne è un esempio; la possibilità di poter visionare con modelli 3D gli organi è un’occasione di studio più interattiva e realistica. Anche nel campo della chirurgia la simulazione delle operazioni chirurgiche può aiutare gli specializzandi che si trovano alle prime esperienze con il bisturi.
Quindi, l’integrazione della VR e AR nei percorsi di cura fa parte di quelle pratiche che stanno sotto al termine ombrello dell’umanizzazione delle cure e si riaggancia ad un lavoro di miglioramento di relazione paziente-medico. Non è solo un’innovazione tecnologica, ma un vero e proprio cambio di paradigma: la cura non si limita più al corpo come la medicina biosociale, ma abbraccia anche l’esperienza e il vissuto del paziente; quindi si integra al pensiero di una nuova medicina olistica e bio-psicosociale. Rendere un prelievo meno traumatico, un ricovero meno angosciante o una terapia più coinvolgente significa umanizzare la medicina, trasformando paura e ansia in curiosità, meraviglia oppure occasione di conoscenza. Il futuro della sanità non è solo più tecnologicamente avanzato ma anche più empatico. La sinergia tra scienza e cultura aiuterà a completare le azioni verso una medicina sempre più paziente-centrica o, meglio ancora, una medicina di alleanza tra il medico, con il suo sapere e la sua compassione, che affianca il paziente nel processo di cura e guarigione.
Bibliografia:
-Agamanolis, S., Cullinan, C., Hegarty, F., Higgins, L., McCann, S., & Roche, D. 2004. Open window: A novel method of reducing isolation during stem cell transplantation or treatment of haematological malignancies. Cancer: UICC World Conference for Cancer Organisations.
-Chow, Howard, Joshua Hon, Wei Chua, e Alwin Chuan. 2021. “Effect of Virtual Reality Therapy in Reducing Pain and Anxiety for Cancer-Related Medical Procedures: A Systematic Narrative Review.” Journal of pain and symptom management, 61(2), 384-394. doi: 10.1016/j.jpainsymman.2020.08.016.
– Fancourt, D. (2017). Arts in health: Designing and researching interventions. Oxford University Press.
– Orisini Davide e Margherita Aglianò (a cura di). 2024. “A fianco del paziente: educare a prendersi cura del malato (anche negli ultimi giorni di vita).” Firenze University Press, USiena Press, Firenze, Siena. doi: 10.36253/979-12-215-0480-4
-Zeng, Yin-Chun, Jun-E Zhang, Andy S K Cheng, Huaidong Cheng, e Jeffrey Scott Wefel. 2019. “Meta-analysis of the efficacy of virtual reality–based interventions in cancer-related symptom management.” Integrative cancer therapies 18, 1534735419871108.
-Zhang, Bixia, Xiao Huan Jin, Xiaolin Kuang, Biyu Shen, Dingrong Qiu, Jinrui Peng, Erhui Chen, Xiping Dai, Xiaoling Chen, e Cho Lee Wong. 2024. “Effects of a virtual reality-based meditation intervention on anxiety and depression among patients with acute leukemia during induction chemotherapy: a randomized controlled trial.” Cancer Nursing 47(3), E159-E167.
Carolina Zarrilli – dottoranda in Medical Humanities e scientific curator