APPLICAZIONI IN AMBITO MEDICO DELLA RICERCA QUALITATIVA – INTERVISTA A GIOVANNA BORRIELLO

Giovanna Borriello lavora come neurologa all’ospedale Sant’Andrea di Roma, all’ Università La Sapienza e all’Ambulatorio Smart Ncl del gruppo Neuromed.
L’evidence based medicine predilige la ricerca quantitativa rispetto a quella qualitativa. Lei invece cosa ne pensa di quest’ultima? 

In ambito sanitario la ricerca qualitativa in realtà sta emergendo e conquistando uno status di rilievo e un crescente interesse da parte di chi desidera pubblicare utilizzando metodi innovativi e più coerenti con le aspettative della moderna comunità scientifica. Gli studi qualitativi, in particolare in ambito assistenziale, sono un ambito proficuo per l’applicazione della ricerca scientifica in medicina. Il processo di scrittura di un articolo scientifico relativo ad una ricerca qualitativa utilizza oggi come oggi raccomandazioni e linee guide (ad esempio alla linea guida COKEQ) di certo non inferiori in alcun modo a quanto esiste per la ricerca quantitativa, anche se dal mio punto di vista non è utile proporre un concetto di confronto o alternativa tra i due approcci bensì di unificazione e complementarietà.

Alcuni aspetti sono però maggiormente suscettibili di interesse da parte della ricerca qualitativa, penso ad esempio alla valutazione dell’impatto e dei vantaggi di un nuovo trattamento farmacologico, tematica alla quale mi sono sempre dedicata con particolare attenzione.

Cosa ne pensa della Medicina Narrativa come ricerca qualitativa? 

Come accennavo prima, negli anni si sono tentati approcci metodologici nell’ambito scientifico nuovi che cercavano di distaccarsi dalle generalizzazioni mitizzate dalla ricerca quantitativa. La Medicina Narrativa è un esempio di questi tentativi di non distaccarsi dall’oggetto osservato nell’ interpretare un fenomeno, applicando i principi di un metodo chiamato “Grounded Theory”, che si distingue rispetto al metodo quantitativo in quanto non prevede una ipotesi da verificare in seguito alla perturbazione di un sistema in studio, come avviene classicamente negli esperimenti scientifici, ma semplicemente osservando senza pregiudizi quanti avviene nel sistema stesso attraverso l’osservazione e la raccolta di informazioni. Sicuramente per l’analisi di fenomeni sociali e nei casi in cui il ruolo dell’osservatore è fondamentale (come ad esempio nel rapporto medico-paziente) la ricerca operata dalla medicina narrativa rappresenta un metodo insostituibile e particolarmente accurato. 

Cosa ne pensa dei mixed methods che usano ricerca quantitativa e qualitativa? 

Attualmente nel campo della ricerca in Sclerosi Multipla, la patologia di cui mi occupo da oltre 20 anni, il metodo mixed è prediletto, anche se gli outcomes che prevedono l’utilizzo di strumenti qualitativi quali i patient reported outcomes (PROs) rimangono secondari rispetto a quelli quantitativi legati alla valutazione di attività di malattia attraverso il calcolo di nuove lesioni o del numero di nuove ricadute e dall’elaborazione di più o meno sofisticate curve statistiche… nonostante ciò la comunità scientifica si avvale sempre più di strumenti di valutazione che tengano in conto il vissuto e l’autoanalisi del paziente, che acquisiscono particolare valore in alcuni ambiti, quali ad esempio l’identificazione della progressione di malattia e l’impatto del monitoraggio terapeutico nel lungo termine. La scelta di utilizzate metodi quasi-quantitativi in un ambito di ricerca complesso e avanzato come quello della Sclerosi Multipla è sicuramente segnale di grande interesse verso tale approccio.

Come abolire i pregiudizi sulla ricerca qualitativa e la Medicina Narrativa in una società così quantitativa? 

Immagino che il pregiudizio maggiormente diffuso riguardo la ricerca qualitativa sia il ritenerla di scarsa qualità o valore in quanto strettamente legata alla specifica condizione/ambiente/campione in osservazione. In realtà la ricerca qualitativa può produrre un notevole ventaglio di dati riguardo dettagli difficili da cogliere con altri metodi. Un’analisi olistica del contesto socio-culturale, personale e valoriale dei partecipanti meriterebbe attenzione e interesse, mentre ancora oggi viene talvolta sminuito e ritenuto trascurabile rispetto ad altri aspetti di indagine.

Osservando le esigenze della moderna società e le dinamiche prevalenti potrebbe sembrare utopistica la promozione di questo tipo di ricerca, ma basti osservare che anche nei contesti medici più formali l’attenzione dei colleghi viene attirata maggiormente dalla narrazione dei casi clinici e delle strategie messe in campo dal medico per ottimizzare la terapia e districarsi tra le numerose opzioni e non certo dal susseguirsi di tabelle e istogrammi… perché nonostante quello che potrebbe percepire un giovane medico dalle attuali impostazioni di cura (linee guida, protocolli, alberi decisionali e così via…) la Medicina rimane un’arte che richiede competenze tecniche e umanistiche elevate. L’aggiornamento continuo deve tener conto della necessità di implementare le competenze personali in termini di empatia e comunicazione, e la ricerca qualitativa rappresenta uno strumento fondamentale e insostituibile a tal fine. 

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