Un contributo pervenutoci da un medico che vive e lavora in Lombardia
All’ingresso dell’ospedale due giovani infermiere bardate con camici usa e getta, occhiali protettivi, guanti e mascherina fermano tutti per misurare la temperatura: a me, che istintivamente mostro il badge di dipendente, viene risparmiata la misurazione.
Si tratta ovviamente di un errore da parte mia e da parte delle incaricate della sorveglianza: il fatto di essere un medico che lavora all’ambulatorio di Cardiologia, non mi rende immune dall’infezione, ma è un atteggiamento che riflette le carenze culturali e organizzative del sistema sanitario italiano.
Le mascherine e i guanti sarebbero obbligatori ma impicciano e vengono accantonate appena possibile: d’altronde “perchè proprio a me?” pensiamo tuttI in fondo al cuore. Ci laviamo le mani, accuratamente per 20 secondi, massaggiamo polsi e dita dopo ogni visita, ma subito dopo afferriamo il cellulare che è sempre tra la tasca del camice, la superficie della scrivania, le mani nostre (e altrui), diventando un potenziale veicolo di infezione, come il fonendoscopio che nessuno protegge con qualche dispositivo tra un paziente e l’altro.
Molti anni fa uno studio inglese dimostrò che un ruolo rilevante di trasmissione delle infezioni intraospedaliere fosse da attribuire alla cravatta indossata dai medici sotto il camice.
Non mi risulta che ci sia una regola che stabilisca quale debba essere l’abbigliamento del personale in ospedale: vengono spesso forniti calzari e camici nella maggior parte delle ASST, ma gli abiti che si indossano sono spesso gli stessi che contituiamo a portare in tram, in casa o al bar.
La verità è che non siamo abituati a combattere o a prevenire un nemico invisibile, non ci viene per niente naturale e non siamo sufficientemente addestrati a farlo né a livello personale né a livello istituzionale.
Perfino quando abbiamo a disposizione un’arma efficace e sicura come la vaccinazione siamo restii ad utilizzala; conosco moltissimi colleghi che a tempo debito non si sono vaccinati contro l’influenza, pur avendo consigliato e praticato convintamente l’antifluenzale ai propri pazienti.
Oggi mi sono recata in un’altra struttura entro indisturbata, ma noto che anche oggi come la scorsa settimana non c’è l’abituale affollamento all’accettazione. Quando chiedo mascherina e guanti l’infermiera dell’ambulatorio mi risponde ammiccando che il Direttore sanitario ha requisito le mascherine perché non servono se non si hanno sintomi.
Paese che vai…