Raccontare è importante perché oltre la diagnosi e la terapia di qualsiasi malattia c’è una persona, e insieme a lei, i suoi cari, chi l’aiuta e chi la cura. Questa semplice realtà cambia al cambiare di coloro che vivono l’ammalarsi come ognuno di noi vive e si distingue dagli altri per la sua personalità. La tecnologia mette a disposizione della medicina i migliori strumenti possibili, ma questi saranno sempre soltanto una parte della cura finché saranno esseri umani a curare altri esseri umani.
Se non ascoltiamo e raccontiamo le nostre storie rischiamo di lasciare la persona sullo sfondo, di curare la malattia e non l’uomo malato. Ognuno di noi con la sua storia è una barchetta in mezzo al mare, e a volte, basta anche un piccolo malore per essere improvvisamente fuori dal porto; a largo, con volti, odori e luci che stanno lì, dentro di noi, e nello stesso tempo a oceani di distanza; navighiamo tra immagini e parole che guizzano tra il sole e l’abisso come fanno le creature marine. Condividere la propria storia aiuta ad affrontare meglio ogni navigazione piccola o grande che sia.
Narrare la sofferenza mentale, o anche il semplice disagio psicologico è più difficile perché nell’opinione comune queste cose sanno ancora di chiuso, di isolato e di vergogna anche se non ce n’è più alcun motivo. Con la chiusura dei manicomi la psichiatria si è impegnata perché la malattia mentale venisse considerata come ogni altra patologia organica, ma forse proprio per questo si è fatto strada un approccio “scientifico”, molto fondato su prove di evidenza, rassegne e linee guida che per quanto irrinunciabile ha generato due diverse psichiatrie: quella delle “misure” e quella dei “vissuti” con tutte le loro declinazioni.
Negli ultimi anni, la visione del disturbo mentale preferisce il criterio dimensionale a quello più rigidamente categoriale dei precedenti Manuali Statistico Diagnostici ma siamo ancora lontani da uno strumento epistemologicamente adeguato a rivolgersi alla sofferenza mentale in modo armonico e integrato. La Medicina Narrativa con i suoi strumenti può contribuire alla creazione di un rinnovato luogo d’incontro tra scienza e umanità con piena soddisfazione di entrambe.
Iniziare a condividere consente a ogni termine del rapporto narrativo di avvicinarsi alla comprensione e alla serenità che occorrono per stare, curare e vivere meglio.
Buona storia,
Ubaldo Sagripanti